Sono passati due anni da quando decisi d’avventurarmi nuovamente in un blog.
Decisi di chiamarlo
Decisi di chiamarlo
QUELLA LUCE DI LUNA
E misi una camelia rosa per salutare
chi ancora non conoscevo, ma che
desideravo diventassero miei amici.
Aggiunsi il mio racconto
UNA DONNA CHIAMATA LUCE DI LUNA
Vi chiederete la ragione per cui
dedico quasto compliblog a Stella…
perché fu proprio lei
ad inviarmi il primo commento,
che dandomi il benvenuto
mi fece capire che avrei trovato
tanti amici.
Aveva ragione Stellina, perché per me
questi due anni sono stati
belli, arricchenti, emozionanti, gioiosi,
condivisi con persone favolose,
che mi hanno fatto comprendere
quanto sia bello potere avere
momenti di unione
con chi sa ascoltarci.
Ringrazio, oltre a Stellina tutti voi
che mi seguite per quello che mi date
e a cui sono affezionata
Un abbraccio strettissimo
Bruna
dedico quasto compliblog a Stella…
perché fu proprio lei
ad inviarmi il primo commento,
che dandomi il benvenuto
mi fece capire che avrei trovato
tanti amici.
Aveva ragione Stellina, perché per me
questi due anni sono stati
belli, arricchenti, emozionanti, gioiosi,
condivisi con persone favolose,
che mi hanno fatto comprendere
quanto sia bello potere avere
momenti di unione
con chi sa ascoltarci.
Ringrazio, oltre a Stellina tutti voi
che mi seguite per quello che mi date
e a cui sono affezionata
Un abbraccio strettissimo
Bruna
UNA DONNA CHIAMATA LUCE DI LUNA

Nessun rumore distraeva la neve che, al pari di candidi coriandoli, frullava attorno ai rami dello spoglio ciliegio. Si posava poi lievemente sulle poche foglie secche che la tramontana della sera precedente aveva ammassato contro il muretto di pietre del giardino.
Il riverbero delle fiamme del caminetto che si riflettevano sui vetri della finestra, le impedivamo di vedere lo spettacolo che sempre l’aveva affascinata. Perché le bianche stelline che scendevano dal cielo silenziosamente, le davano, al pari di un bambino, lo stupore, una dolce malinconia, la voglia di coccole e di qualcuno da accarezzare.
Luce di Luna spalancò la finestra per assaporare l’inconfondibile odore di quei candidi fiocchi e allungando la mano provò l’emozione di sentirli lievi e freschi mentre si posavano sulle sue dita. Poi prese una sedia e sedette davanti a quella finestra, che lei considerava lo schermo dove ogni giorno scorreva il tempo, portando albe dai colori delicati, cieli dall’azzurro intenso. Ed ancora rossi ed infuocati tramonti, notti blu incredibilmente stellate ed i colori di quel paesaggio da lei tanto amato che il susseguirsi delle stagioni faceva mutare, passando dai toni di verdi diversi della primavera e dell’estate a quelli caldi dell’autunno.
Era felice.

La trovarono così, al mattino, ancora sorridente con la neve che le aveva coperto il capo mentre in una mano stringeva una stellina luminosa e nell’altra una piccola cerbottana.
Nessuno riusciva a comprendere il perché di quella cerbottana, mentre la stellina di cristallo che poggiava su un batuffolo di leggerissime piume bianche, la conoscevano bene. E la vedevano quando prima di coricarsi l’accendeva, quasi a cercare un’immagine che potesse farle compagnia nella notte per non dimenticare un volto che le era stato amico.

La cerbottana era un mistero, ma lei sapeva a cosa le sarebbe servita e mentre si librava leggera, superando le bianche nuvole che sparivano lentamente sotto di lei, si ritrovò in quella grande immensità, dove il cielo era più blu di quello che lei aveva amato ed intravisto tra le mimose in primavera, dietro le montagne di marmo, tra i fiori della bianca rosa rampicante, tra i gialli limoni ed i frutti dell’arancio dal colore del sole al tramonto. La stellina che lei stringeva forte nella mano, era piccola, piccola in mezzo a tutta quella miriade di grandi stelle che splendenti la circondavano, ma per lei era speciale e la accarezzava. E sembrava che dicesse che sarebbero state sempre insieme. Perché lei non si sarebbe confusa con la moltitudine delle altre stelle, certamente più grandi in quell’infinito, ma che nessuna raggiungeva la sua lucentezza così unica ed inconfondibile.

Col suo splendore aveva creato attorno alla sua amica un alone, quasi a proteggerla quando una leggera brezza la faceva fluttuare come una piuma, tanto che le sue membra pareva dovessero dissolversi ed allora ricordò la cerbottana che ancora stringeva nella mano. Sorrise pensando a quanti piccoli attimi di felicità avrebbe potuto inviare. Soffiò leggermente ed uniti ad una dolce musica si librarono nel cielo, al pari di bolle di sapone, centinaia di coloratissimi attimi di felicità che sparirono lentamente alla sua vista. Era felice perché sapeva che non si sarebbero perduti nell’infinito, ma che avrebbero raggiunto le persone a lei più care ed in modo particolare quella persona che le aveva regalato tante emozioni ed attimi di tenerezza e dolcezza.
giacevano in un laghetto di montagna

....erano i sogni che l’avevano accompagnata in alcuni momenti della sua vita. Chiuse gli occhi e pazientemente si mise in attesa del momento in cui chi le aveva regalato uno di quei sogni, il più bello, il più amato, l’avrebbe raggiunta. E siccome alle promesse lei ci credeva, sapeva che, quando sarebbe arrivato, si sarebbero divertiti a contare le stelle mentre lui l’avrebbe tenuta per sempre per mano, chiamandola ancora Luce di Luna.
(Le foto, fuorché quella di Manuela 1966, sono state tutte scattate da me)