martedì 21 febbraio 2012

CHE SI STIA AVVICINANDO LA PRIMAVERA?

Non c'è cosa come la mimosa che mi fa sentire
il profumo della primavera che si avvicina
e la mia pianta, nonostante il gelo e la neve,
ha voluto anche quest'anno regalarmi il
suo solare colore che ha illuminato
la mia stanza.
A tutti voi un rametto
e un abbraccio
Bruna

venerdì 17 febbraio 2012

LA FESTA DEL GATTO

Non sapevo che esistesse anche la festa del gatto ed allora che c'è di più bello che ritrovarlo nelle bellissime opere dei Grandi della pittura a riprova che in ogni epoca questo animaletto è stato amato?....

"Se sei degno del suo amore, un gatto sarà tuo amico, ma mai il tuo schiavo" ...





Franz Marc
F. Von Lenbach
Georges Braque
Pierre Bonnard
Pablo Picasso
Paul Klee
Paul Gauguin
Vassily Kandinski
Renato Guttuso
Francisco Goya
Franz Marc
Edouard Manet
Marc Chagall
Ludwuig Kirchner
Andy Warhol
Edouard Manet
Giovanni Boldini
Auguste Renoir


Paul Klee

lunedì 13 febbraio 2012

LA NEVICATA

Tanto per non allontanarci dalla candida atmosfera che da giorni ci circonda, che ne dite di coccolarci con un racconto-favoletta ? "La nevicata" fa parte del mio libro "L'Allegra Compagnia" Mi fa piacere condividere questa favoletta con chi ancora non la conosce e con chi l'ha già letta...Allora mettiamoci davanti al caminetto...vi fa piacere un the caldo o una fumante cioccolata?


I larghi fiocchi che frullavano nell’aria avevano cambiato il Magazzone. La Costa sembrava la barba di Babbo Natale e tutto attorno i rumori davano l’impressione di essere avvolti nell’ovatta, attutiti, quasi irreali.
Il Pettirosso Leo, che era molto giovane, non riusciva a comprendere cosa stesse succedendo perché mai aveva visto nulla di simile. Era convinto di essere diventato cieco,
perché non vedeva più i colori e tutto quel candore quasi lo stordiva.
Decise a quel punto d’andare a chiedere spiegazioni al Gufo Agenore perché lui aveva fama di essere erudito e di avere una risposta su tutto. Svolazzò un po’ di qua, un po’ di là, ma si rese conto di avere perduto l’orientamento. Venne in suo aiuto il Piccione Martino che dall’alto, fra quel turbinio di fiocchi, riuscì ad indicargli la quercia nella quale abitava il Gufo.
Agenore abitava nella vecchia quercia da tanto tempo e facevano a gara tra di loro a chi aveva più anni, quindi sia l’una che l’altro, avevano assistito a molte nevicate.
Quando arrivò Leo, tutto infreddolito, imbacuccato, disorientato ed anche un po’ spaventato, il Gufo lo rassicurò dicendogli:
“Non ti preoccupare, è solo una nevicata.”
“Una nevicata? E che significa?”
“Secondo te che cosa significa il vento? E la pioggia? E il temporale? In modo diverso, ma è un po’ la stessa cosa e cioè un elemento della Natura, la quale si manifesta in tante maniere ed in questo caso, con una nevicata. Non c’è da avere paura. Ti dirò, se non ci fossero questi cambiamenti continui del tempo con il suo incessante andare, col trascorrere dei giorni, degli anni, sarebbe tutto così monotono. Non ti pare?”


“Ho capito. Io, però, vorrei sapere se tutto rimarrà per sempre così bianco, o se ritornerà il verde, i colori dei fiori, l’azzurro del cielo, insomma tutto come prima.”
“Certo, sciocchino, quando la neve, col calore si sarà sciolta, tutto tornerà come prima. Spero di averti convinto.”


“Ti ringrazio Agenore. Ora, però, non so se ritroverò la strada di casa. Ti dispiace se questa notte rimango a dormire qua da te?”
“Certo che puoi, Leo, anzi, sarò contento di avere la tua compagnia. Non stare sulla porta, entra, qua fa un bel calduccio,”
Leo, rassicurato, entrò, si tolse il passamontagna e la sciarpa. Provava un po’ di soggezione perché Agenore aveva fama di essere molto saggio, ma il Gufo lo mise subito a suo agio dicendogli se aveva voglia di fare una partitina a carte. Il Pettirosso Leo non era un gran giocatore, ma accettò ed è inutile dire che non fece altro che perdere, al che il Gufo comprese che era meglio smettere anche perché era l’ora di mettersi a tavola. Finito il pasto di semini e bacche, il Gufo Agenore accese la pipa ed iniziò a raccontare le sue avventure di gioventù e di quando,

peregrinando da una collina all’altra, da un albero all’altro, trovò dimora nella quercia nella quale ancora abitava.
Gli era piaciuto subito quel luogo, perché di là poteva godere di un bellissimo panorama, che spaziava dalla montagna al mare e nelle notti serene, poteva darsi all’osservazione delle stelle e ad ascoltare i rumori della notte. Con tutto ciò, nonostante preferisse vivere la notte, non era detto che non amasse le giornate di vento, di pioggia, perché era affascinato da tutto quello che lo poteva avvicinare alla natura.
Il Pettirosso aveva sentito dire dal Grillo Gedeone che il Gufo conosceva il nome delle stelle e delle costellazioni e che la notte per lui non aveva alcun segreto, e così, anche se un po’ timidamente, chiese:
“Mi ha detto il Grillo Gedeone che tu sai tutti i segreti del cielo e della notte ed io che sono un curiosone di natura, avrei piacere se tu , sempre che non ti arrechi troppo disturbo, mi raccontassi qualcosa.”



“Tutti i segreti? Non esagerare! Chi puo’ sapere tutti i segreti della notte e del cielo?
Posso dirti quello che ho già detto a Gedeone, e cioè che so il nome di alcune stelle, perché le stelle sono miliardi e miliardi, so il nome di alcune costellazioni, qualcosa che ho ascoltato, osservato, scrutato durante le notti in cui non riesco a prendere sonno.


Mi piace sentire il rumore del vento che ulula tra i pini, la brezza settembrina tra i rami,



il ticchettio della pioggia in primavera



e il tuono che tutto fa rimbombare, ma poi, sai, spesso io lascio libertà alla mia immaginazione e fantastico su altri mondi.







Tu, pensi che in questa grande immensità che è l’universo, ci siano solo gli esseri viventi che popolano la terra? Non ti pare che se pensassimo questo, saremmo un po’ presuntuosi? A volte mi metto a sognare ad occhi aperti e favoleggio su strani esseri che esistono in un pianeta che io immagino si chiami Zenda. Sono esseri che non assomigliano né a noi, né all’uomo.”
“Ma se non assomigliano né a noi, né all’uomo, che sembianze possono avere?”
“Leo caro, perché non li immagini a modo tuo? Non saranno certamente come li vedo io. E’ così difficile chiedere aiuto alla fantasia? Ricorda, che se riuscirai a fartela amica, non ti sentirai mai solo, perché lei ti porterà dove tu vorrai.”


“Dove voglio io? Vuoi dire che se le chiedo in questo momento di farmi andare a trovare la Rondinella Cesarina in Africa, la fantasia ci riesce?”
“Provaci”
Il Pettirosso non era del tutto convinto della cosa, ma volle pensare di volare verso l’Africa ed improvvisamente




gli parve di librarsi in alto, sempre più in alto e davanti ai suoi occhi apparvero paesaggi bellissimi, monti innevati, mari azzurri ed in lontananza l’Africa e ritrovò la sua amica Rondinella…. Gli parve talmente vero tutto ciò, che allungò le ali per stringerla, ma la voce del Gufo lo riportò alla realtà:
“Allora, l’hai trovata la tua amica Cesarina? Come vedi, non è difficile con la fantasia, ma è importante sapere tornare alla realtà, perché non si puo’ vivere sempre sulle nuvole, ma tenere i piedi ben saldi a terra, anche se ci aiuta, ogni tanto, fantasticare.”
“Come sono contento di essere qua con te Agenore e ringrazio questa nevicata che mi ha dato la possibilità di imparare tante cose. Posso tornare qualche altra volta a trovarti?”
“Puoi tornare quando vuoi se ti fa piacere.




Ora, però, diamo un’occhiata al tempo”
Il Gufo e il Pettirosso, si affacciarono e rimasero incantati nel vedere i larghi fiocchi che continuavano a cadere volteggiando dolcemente, a volte turbinando perché il vento passava con forza tra di loro. Pareva loro impossibile che, leggeri com’erano, potessero formare quello spessore che tutto copriva.
Il Pettirosso Leo, mai avrebbe dimenticato quella nevicata, ma soprattutto quello che aveva imparato dal Gufo sull’osservazione della Natura, che spesso lui, così giovane, preso magari da altri interessi, aveva trascurato e quello che aveva appreso sull’universo della fantasia che ci puo’ portare dove la realtà a volte non ha potere.





giovedì 9 febbraio 2012

GABBIANI


Gabbiani

Non so dove i gabbiani abbiano il nido,
ove trovino pace.
Io son come loro
in perpetuo volo.
La vita la sfioro
com’essi l’acqua ad acciuffare il cibo.
E come forse anch’essi amo la quiete,
la gran quiete marina,
ma il mio destino è vivere
balenando in burrasca.


(Vincenzo Cardarelli)

venerdì 3 febbraio 2012

POI...SI DICE CHE...


In questi giorni, dove la morsa del freddo si fa sentire in tutta Italia, il mio pensiero va spesso a tutti coloro che sono senza tetto, ai clochards, ai barboni, perché sono quelli che patiscono più di tutti, essendo i più deboli ed indifesi.
Ci sono uomini e donne che vivono in strada, sotto i ponti non per loro libera scelta, ma perché costretti dalla povertà non avendo più sostentamento, lavoro, casa…e qua non basterebbe un blog per parlarne.
Ma spesso noi persone che viviamo una vita “normale”, guardiamo con sospetto i barboni, coloro che la società “non vuole”…
Possiamo noi sapere quante e quali storie sono alla base della scelta di vita di molti di loro e il perché hanno deciso di vivere senza altra dimora che la strada, al freddo, come se non avessero appartenenza, affetti, senza doveri, diritti ? Forse per un senso di libertà, per non sentirsi incatenati? Non possiamo saperlo.
Abbiamo noi il diritto di giudicare questi uomini e queste donne solamente perché non la pensano come noi?
Non sarà meglio, se ci capita di incontrarli col loro cagnolino, di regalare loro un sorriso, un po’ di calore umano perché la tenerezza che riservano a questi loro amici a quattro zampe ci fa comprendere quanti valori profondi albergano in loro?


Quanta tenerezza in questo abbraccio





Leggono entrambi...


A questo cagnolino è riservato anche il ciucciotto



"Abbiamo"...che vuol dire tutto




(Tutte le foto di questo post sono state da me tratta da immagini google)

mercoledì 1 febbraio 2012

I GIORNI DELLA MERLA

Perché i giorni 29 - 30 - 31 del mese di gennaio si chiamano


" I giorni della merla"?


Il freddo di questi giorni mi ha fatto ritornare in mente la favoletta....




Una volta i merli erano tutti bianchi…ma….
Erano venuti in città sul finire dell'estate e avevano sistemato il loro rifugio su un alto albero nel cortile di un palazzo . Poi, per l'inverno, avevano trovato casa sotto una gronda al riparo dalla neve che in quell'anno era particolarmente abbondante.
Il gelo rendeva difficile trovare le provvigioni per sfamarsi; il merlo volava da mattina a sera in cerca di becchime per la sua famiglia e perlustrava invano tutti i giardini, i cortili e i balconi dei dintorni. La neve copriva ogni briciola. Un giorno il merlo decise di volare ai confini di quella nevicata, per trovare un rifugio più mite per la sua famiglia. Intanto continuava a nevicare. La merla, per proteggere i merlottini intirizziti dal freddo, spostò il nido su un tetto vicino, dove fumava un comignolo da cui proveniva un po’ di tepore.
Tre giorni durò il freddo. E tre giorni stette via il merlo. Quando tornò indietro, quasi non riconosceva più la consorte e i figlioletti che erano diventati tutti neri per il fumo che emanava il camino. Nel primo dì di febbraio comparve finalmente un pallido sole e uscirono tutti dal nido invernale; anche il capofamiglia si era scurito a contatto con la fuliggine.
Da allora i merli nacquero tutti neri; i merli bianchi diventarono un'eccezione di favola.