mercoledì 1 giugno 2011

LA ZIA CATE'

A volte veniva a trovare la mia nonna una sua sorella. Le due erano totalmente diverse anche fisicamente, infatti quanto la mia nonna fosse asciutta, la zia Catè strabordava da tutte le parti ed io a volte temevo per le gambe della seggiola sulla quale, tutta sudata, si “gettava”, affannando, al suo arrivo. Avevano in comune solo il fatto di essere rimaste entrambe vedove molto giovani.
Quando la zia arrivava, tirava fuori da un portamonete




il rosario e non c’era verso di sfuggire, perché, chi si trovava là, era obbligato a sorbirsi mezz’ora di preghiere e litanie. Io mi annoiavo, ma facevo buon viso a cattivo gioco.


Sia lei che il marito, che io non ho conosciuto perché morì di polmonite a quarant’anni, avevano sempre avuto in comune la passione per la lirica e non perdevano nessuna opera di cui conoscevano tutte le romanze e le arie e spesso, chi passava sotto le loro finestre, li sentiva mentre a squarciagola facevano i duetti dell’ultima opera a cui avevano assistito.



Una delle volte che la incontrai mi raccontò che un giorno lei e suo marito, erano venuti a conoscenza che al teatro Verdi di Pisa rappresentavano







LA BOHEME, opera di







GiacomoPuccini, il compositore che loro ammiravano ed adoravano. I due amanti della lirica si consultarono e decisero di parteciparvi perché non potevano perdere quell’occasione, ben sapendo che, se veniva rappresentata a Pisa, difficilmente in seguito sarebbe stata a Massa.





Il giorno della rappresentazione, al mattino presto legarono la mucca al barroccio,





caricarono un cesto in cui avevano messo una bella frittata, uova sode, formaggio di pecora, pane fatto in casa, un bottiglione di vino e qualche pesca raccolta nell’orto, e partirono verso Pisa.





Ritornarono nell’afoso pomeriggio del giorno appresso…e mentre il marito accarezzava la mano della zia Catè, cantava….”Oh che gelida manina, se la lasci riscaldare….”.

(Tutte le immagini di questo post sono state da me tratte da immagini di Google)




23 commenti:

  1. Bell'affresco di vita d'epoca! Dicono che a settembre riaprirà la casa natale del maestro a Lucca, apporfitterò senz'altro! Buon ponte, Arianna

    RispondiElimina
  2. Che meraviglia! mi hai trasportato in un mondo particolare e ho quasi toccato con mano quell'amore per l'opera. Una coppia singolare quanto bella in questa loro comune passione. Sei sempre molto brava a raccontare.. ci starei ore a sentirti, ne sono sicura!
    Un bacione

    RispondiElimina
  3. un simpatico racconto condito da belle immagini,buon pomeriggio

    RispondiElimina
  4. Un racconto molto vivo di quando negli ambienti popolari era diffuso l'amore per la lirica.

    RispondiElimina
  5. Bellissimo!
    Anche i miei erano agricoltori,
    e ricordo il carro trainato dalle mucche...

    RispondiElimina
  6. Un bell'affresco d'epoca.Zia Catè sta per Zia Caterina?curiosità.
    La recita del Rosario era il pegno anche con mia nonna,non si sfuggiva!
    Una vita semplice non escludeva l'amore per le cose belle,per la buona musica,la lirica,l'operetta.
    Bei ricordi,e con essi facciamo rivivere anche le persone care.
    Un abbraccio e buon fine settimana-

    RispondiElimina
  7. Che fantastico periodo... si dico periodo perchè oggi non esiste romanticismo... non si apprezzano le piccole cose che un tempo sembravano irragiungibili e saziavano l'amore per la lirica!!!
    Un bel tuffo nel passato che rinfresca i ricordi...
    Bacione con lo schiocco per uno splendido fine settimana!!!

    RispondiElimina
  8. PS: aggiungi una "g"...irraggiungibili... è rimasta nella tastiera... hehehehehehe

    RispondiElimina
  9. Ciaoooo Arianna,
    proprio un bello spaccato d'epoca.
    Quando andavo dalla mia nonna, sentivo la semplicità delle persone.
    Mi farebbe piacere vedere la casa dove è nato Puccini, in caso magari me lo farai sapere.
    Buon fine settimana
    Brù

    RispondiElimina
  10. Paola carissima,
    anche da qua ti faccio i miei complimenti per tutte le cose stupende che ci hai fatto vedere nel tuo blog, cose veramente artistiche.
    Si, questa zia della mia mamma e suo marito erano proprio grandi amanti del bel canto, pur nella loro semplicità....perchè li immagino durante il tragitto, sul carro trainato dalla mucca, senza fretta, tutti impolverati perchè le strade saranno state non asfaltate... mentre cantavano!!!
    Trovo tutto questo di una grande poesia.
    Ciao carissima
    un abbraccio e buon fine settimana
    Bruna

    RispondiElimina
  11. Grazie Gabe,
    mi piace condire i miei racconti, i miei post con fografie, perchè ho l'impressione che alla fine risultino più avvincenti.
    Ciao carissima
    un abbraccio
    Bruna

    RispondiElimina
  12. Buon pomeriggio Adriano,
    nella cucina della mia nonna, ascoltavo incredula questi spaccati di vita semplice, di piccole grandi cose che sembrano incredibili....
    Immagina ora l'idea di partire da Massa a Pisa su un carro trainato da una mucca per andare ad assistere ad un'opera!!!
    Queste sono lezioni di vita che rimangono in mente.
    Buon fine settimana

    Bruna

    RispondiElimina
  13. Costantino,
    si a quei tempi il birroccio era il loro mezzo di trasporto più importante.
    Ciao un abbraccio
    Bruna

    RispondiElimina
  14. Ciao cara,bella storia,sei riuscita a far rivivere delle sensazioni vere in modo divino con le tue parole.
    Buon fine settimana.
    Un bacio.

    RispondiElimina
  15. Chicchina ciao,
    il nome della zia era Caterina, ma al paese della mia mamma facevano prima...tagliavano i nomi...forse perchè avevano sempre tanti figli ed allora facevano prima a chiamarli....
    e allora Caté, Teré, Isò, Angiò, Marì ecc. a meno che il nome non fosse corto e allora rimaneva tale e quale.
    La cosa strana invece che nella generazione successiva, i nomi furono in diminutivo,
    infatti io per tutti sono la Brunetta, poi c'è Michelino, Silvietto, Mariolino, Marietta ecc.
    Chicchina, non immagini quanti racconti belli, ho udito in quella cucina della mia nonna!!!
    Le sue amiche erano persone semplici, intelligenti e simpatiche che, nonostante la vita dura, sapevano accontentarsi delle piccole cose.
    Ciao cara
    buon fine settimana e un bacione
    Bruna

    RispondiElimina
  16. Paolettaa ciao,
    pur essendo persone semplici, sapevano apprezzare la lirica, il bel canto.
    Ce n'erano di personaggi incredibili nel paese della mia mamma....
    Ho conosciuto un pastore che viveva isolato in cima alla montagna, che quando scendeva
    al paese, declamava a memoria la Gerusalemme Liberata.
    Era fantastico.
    Ciao cara una stritolatina come augurio di fine settimana la vuoi?
    Baciotto
    Bruna

    RispondiElimina
  17. Ciao carissimo Achab,
    quanti esempi di vita semplice ho vissuto in quella cucina della mia nonna!!
    E pensare ai tempi che ora viviamo sembrano impossibili...
    Man mano vi trasporterò con i miei racconti in quella stanza azzurra, abbellita dai coperchi delle scatole di cioccolatini.
    Un abbraccio e buon fine settimana
    Bruna

    RispondiElimina
  18. Che bei tempi allora, vero Bruna?
    E che coppia affiatata...
    E l' interesse in comune per la musica è il massimo!

    RispondiElimina
  19. Questo racconto è davvero straodinario, Bruna!E' incredibile quanto fosse diffusa la cultura misicale. Ora non so la tua ma nella famiglia dei miei nonni c'erano persone semplici ... di campagna. E si sapevano a memoria vari libretti d'opera e le rispettive "arie"...

    RispondiElimina
  20. Ciao Stellina,
    sarebbe difficile ai tempi nostri immaginare che per la passione del bel canto, ci si potrebbe mettere in viaggio su un carro trainato da una mucca!!!
    Erano proprio bei tempi...
    Buona domenica in allegria.
    Bacio
    Bruna

    RispondiElimina
  21. Carissima Sandra,
    a quei tempi non c'era la televisione che bombardava i cervelli, spesso, con notizie futili ed assolutamente diseducative e allora la gente, sensibile, intelligente amava le cose belle come il bel canto, si tramandavano a memoria parti di poemi epici come "La Gerusalemme Liberata" o come la storia di Beatrice Cenci.
    Credo che le persone fossero più felici allora.
    Ciao buona domenica
    Bruna

    RispondiElimina
  22. Che bel racconto, Diana! (uno di questi giorni mi devo decidere come chiamarti, all'ultimo commento t'avevo detto Bruna)
    Piacevole e interessante.Buon inizio settimana!

    RispondiElimina
  23. Ciao Soledoro,
    puoi chiamarmi Bruna, che poi sarebbe il mio secondo nome. Diana....me lo sono inventato come nome "d'arte" ahahahah
    ma il mio primo nome ed anche anagraficamente, è Giovanna.
    Quando andavo a trovare la mia nonna ne ho sentiti parecchi di questi ricordi suoi e delle sue amiche.
    Buona settimana e un abbraccio.
    Bruna

    RispondiElimina