sabato 26 gennaio 2013

UN BRICIOLO DI FELICITA'

 
 
Erano gli anni del dopoguerra e le ferite di un lungo periodo di privazioni lasciava ancora i suoi strascichi nella famiglia che aveva perduto tutto. I giorni trascorrevano con i loro mille problemi e gli umori dei componenti non erano certamente sereni e soprattutto la mamma che non sapendo come arrivare a fine mese con il solo misero stipendio del marito, non aveva tempo per smancerie e coccole.
 
La bottega di alimentari, conoscendo l’onestà della famiglia, aveva accettato di segnare in un 
 
 
 
libretto,
giorno per giorno quanto loro era necessario e di pagare il tutto a fine mese.
Succedeva che quando mancava qualcosa come il pane, un etto di conserva (allora non era in barattoli) o la pasta, era uno dei bambini che aveva quell’incombenza facendo segnare sul libretto l’acquisto. Quella mamma controllando un giorno il libretto della spesa si accorse che ogni volta che a fare acquisti andava il più piccolo dei bambini, che allora aveva otto anni, c’era l’aggiunta di
 
 


un fico secco
Chiese spiegazioni alla bottegaia la quale si giustificò dicendo che pensava avesse dato lei autorizzazione al bambino a prendere quel fico secco. Al suo ritorno la mamma proibì al bambino di prendere cose senza il suo permesso….e di fichi secchi non si parlò più, ma ogni volta che il piccolo



andava alla bottega guardava quel cestello .... cestello pieno di quei suoi dolci desideri.
Un pomeriggio chiese alla mamma:
“Mamma che cosa era ieri?”
“Ieri? Era giovedì”
“Non hai capito. Voglio dire che cosa era ieri di preciso?”
“Che ne so, dimmelo tu”
“Era il mio compleanno”
“E’ vero, me ne sono dimenticata.”
Gli diede un bacio.... Povera mamma i problemi che la tormentavano erano così tanti da non avere neppure il tempo di ricordare i compleanni dei suoi figli.
 “Allora va a comprarti mezzo etto di fichi secchi”


Il bambino, dentro di sé sentì una tale gioia, una tale felicità che lo fece volare verso la bottega senza quel senso di colpa che l’aveva tormentato quando i fichi li comprava di nascosto. Ma la bottegaia non era propensa a dargli ciò che chiedeva perché non sapeva se aveva avuto il permesso dalla sua mamma ed egli trionfante spiegò che era il regalo per il suo compleanno....
Mezzo etto di fichi secchi…quei quattro fichi secchi che possono regalare

 
 
 
la felicità.

(La storia è vera...le foto sono state da me prese in immagini google.)

28 commenti:

  1. Ricordo le due bottegucce della mia frazione, ed il "libretto" fatidico, che veniva sempre saldato a fine mese ( altri tempi!).
    Ricordo anche che era possibile acquistare la felicità per poche lire, ma allora si era bambini ed era più facile tendere alla felicità.
    Non rimpiango però quei tempi, quando nei campi ogni tanto veniva
    scovata una bomba inesplosa e a scuola, più di dieci anni dalla fine della guerra, c'erano ancora i manifesti che mettevano in guardia gli scolari da ordigni che potevano persino essere scambiati per giochi.
    Perchè la speranza di allora ( e ce n'era tanta, questo sì) era spesso legata alla povertà.

    RispondiElimina
  2. Bella questa storia, soprattutto poi se è vera. Erano altri tempi dove la felicità la potevi avere con povere cose, ma ricche per chi le desiderava. C'è la gioia del bambino e insieme una vena di nostalgia per un'epoca passata e per niente bella, ma nel ricordo restano le piccole poetiche storie come questa e non le brutture.

    RispondiElimina
  3. Ciao Costantino,
    neppure io rimpiango quei tempi nonostante la speranza in un mondo migliore fosse nei cuori di tutti, speranza che si é affievolita se pensiamo i tempi che viviamo.
    Quel bambino dei fichi secchi era il mio fratellino Vito e questo ricordo l'ho dedicato a lui....Oggi ero a mangiare da Vito e gli ho portato un sacchettino con dentro ad una busta il racconto e in cartoccetto...quattro fichi secchi...Tutto questo come regalo per il suo compleanno che sarà il 29 marzo...in anticipo perché era in partenza e ritornerà fra tre mesi.
    Buon fine settimana
    Bruna

    RispondiElimina
  4. Ciao Ambra,
    la storia é vera perché quel bimbo é mio fratello da piccolo...e come ho già risposto a Costantino, ho dedicato questi ricordi a Vito e oggi gli ho portato il racconto con quattro fichi secchi...per augurargli buon compleanno in anticipo visto che non ci sarà il 29 marzo...
    Erano tempi pesanti per chi li ha vissuti, e i giovani di ora non possono comprendere come possa rendere felici mezzo etto di fichi secchi... e infatti quando ho letto il racconto a mio figlio e mia nuora, mia nipote adolescente vedendo la nostra commozione, ci ha detto meravigliata.."Ma state scherzando?"
    Ciao carissima
    Un abbraccio
    Bruna

    RispondiElimina
  5. Ricordi di un periodo di miseria e sofferenza...La storia del bimbo simboleggia la poverta' che si viveva e la gioia di accontentarsi di piccole cose
    Buona domenica cara Bruna....

    RispondiElimina
  6. Una bella storia. Mia nonna raccontava che c'erano stati tanti sacrifici dopo la seconda guerra mondiale, per fortuna loro vivevano in campagna, dove si stava meglio che in città.

    Baci

    RispondiElimina
  7. Cara Bruna, che post! quanti ricordi delle semplice botteghe, un ricordo quanto bravi erano i proprietari, ricordo che bastava dare il nome e prendevi tutto per poi veniva segnato nel libretto, mia mamma appena riceveva il denaro da il papà
    emigrato non ricordo, andava puntualmente pagare...
    Erano altri tempi, ma eravamo contenti e si sorrideva molto di più di adesso.
    Ciao e buon fine settimana.
    Tomaso

    RispondiElimina
  8. Storia emozionante, Brù.

    Auguri a tuo fratello.

    RispondiElimina
  9. Bel racconto di una drammatica pagina di storia, capisco però anche la meraviglia di tua nipote...buona domenica, Arianna!

    RispondiElimina
  10. Una storia commovente, che nella sua "drammatica" verità mi ha fatto inumidire le ciglia perché ... momenti così li ho vissuti anch'io, negli anni '50.

    RispondiElimina
  11. Grazie per la tua risposta.
    Mi hai regalato un attimo di commozione e ...occhi lucidi, perchè il tuo fratellino Vito,rappresenta di fatto tutti noi che eravamo bambini allora.

    RispondiElimina
  12. Quel libretto circolava anche a casa mia quando ero molto piccola...ma me lo ricordo.

    RispondiElimina
  13. Questo commento è stato eliminato da un amministratore del blog.

    RispondiElimina
  14. Onestà, miseria, felicità, e tante altre parole...forse dimenticate dal nostro moderno vocabolario di persone in preda allo scorrere delle lancette del tempo. E parole che forse abbiamo dimenticato, ma che costituivano il corollario di una vita comune, di sentimenti comuni, forse anche di brandelli di felicità.
    Grazie, Bruna, per questi tuoi tratteggi di vita, per queste pennellate di umanità. Ti ho letto tanto volentieri
    Un bacione
    Sir Carlo

    RispondiElimina
  15. Anch'io ho ricordi del genere. Mia mamma mi mandava a comprare un etto di frollini alla settimana ed un etto di marmellata sfusa (ti ricordi? La conservavano nei barattoli di compensato). Non c'era lo spreco di oggi, il consumismo e soprattutto il non apprezzare nulla. Si era felici con poco. Ricordi nostalgici, cara Bruna.... Serena settimana.

    RispondiElimina
  16. È una storia bellissima! Hai raccontato di un tempo in cui esisteva l'onestà e ci si accontentava del poco, se non anche del niente....storie simili a questa le sentivo in casa dei miei nonni materni e mi commuovevano così come mi ha commosso la tua.
    Un abbraccio Bruna, con affetto

    RispondiElimina
  17. Si,Francesca i tempi non erano per tutti così duri, perchè le differenze sociali c'erano forti anche allora, però nelle famiglie alle quali mancava tutto, ci si accontentava del poco e si poteva gioire anche delle piccole cose.
    I tempi sono cambiati ed ora i bambini, i giovani, abituati al "tutto e subito" non sanno più apprezzare nulla.
    Ciao carissima
    Un abbraccio
    Bruna

    RispondiElimina
  18. Buongiorno Krilù,
    i sacrifici erano grandi soprattutto per chi aveva perduto tutto, ma proprio tutto, fortunatamente eravamo ancora tutti in vita, anche il mio babbo che nonostante sia stato internato a Buchenwald e abbia potuto ritornare in famiglia..
    Ciao carissima
    Ti abbraccio
    Bruna

    RispondiElimina
  19. Grazie a te Costantino per l'amicizia che mi riservi.
    Abbraccio
    Bruna

    RispondiElimina
  20. Ciao Sandra,
    quei libretti circolavano in tante famiglie e nessuno di noi lo ha dimenticato perché rappresentava la "fiducia" e la "sopravvivenza".
    Ti abbraccio
    Bruna

    RispondiElimina
  21. Buongiorno Sir Carlo,
    credo che la solidarietà, l'unità tra la gente, il volersi aiutare come in quel periodo, non si é mai più ripetuto negli anni avvenire.
    Anni fa io e la mia mamma incontrammo una vecchietta che era stata sfollata nel mio paese durante la guerra, ci abbracciammo con tale trasporto ed affetto ricordando quei momenti e sai che cosa disse alla fine quella donna?
    "Che bei tempi quelli".....
    Questo voleva dire che i sentimenti nati tra l'uno e l'altro mentre si condivideva la stessa sorte erano profondi e sentiti...
    Ora l'individualismo è la base del vivere e i sentimenti meno forti.
    Un abbraccio.
    Bruna

    RispondiElimina
  22. Erika, hai proprio ragione,
    il consumismo sfrenato come diceva Pasolini, é quello che, crede di dare il molto, ma ha tolto le cose più importanti come la solidarietà della quale forse esiste ancora un leggero barlume.
    I giovani in modo particolare, non abituati ai sacrifici, non riescono a comprendere quello che noi abbiamo dato per "regalare" a loro quello che poco apprezzano....e farebbero meglio a socializzare guardandosi negli occhi piuttosto che stare a battere in continuazione sui cellulari, sugli hifone e sugli hipod !!!
    Io però, la speranza non la voglio perdere mai e sono sicura che ritorneranno, seppure con fatica, a riapprezzare quei briciolini di felicità...che sono il sale della vita e che daranno una spinta alla loro giusta maturazione.
    Abbraccio
    Bruna

    RispondiElimina
  23. Ciao carissima Paola,
    queste sono realtà che i giovani dovrebbero leggere di più perchè purtroppo non possono capire che la felicità puo' arrivare anche da un solo fico secco.
    Un abbraccio forte
    Bruna

    RispondiElimina
  24. Ciao Tomaso,
    erano tempi di grandi sacrifici, ma hai ragione quando dici che si sorrideva di più perchè si trovava il bello e il buono anche nelle piccolissime cose.
    Un abbraccio
    Bruna

    RispondiElimina
  25. Gianna carissima,
    le storie vere come questa emozionano perché ora sono impensabili.
    Buona giornata
    Abbraccio
    Bruna

    RispondiElimina
  26. Eh si, mia nipote non puo' capire perché, come diceva la mia mamma, "é vissuta nella bambagia"... è meglio così o no? Chi lo sa.
    Saprà vedere tutto il bello che potrà trovare anche nelle piccole cose?
    Mi auguro che crescendo possa vederlo.
    Ciao Arianna
    Bacio
    Bruna

    RispondiElimina
  27. Ho sentito anch'io tante storie similari, ma ci vuole la tua delicatezza per renderle vive e partecipi come quella da te qui narrata.

    RispondiElimina
  28. Buongiorno Adriano,
    le storie del dopoguerra spesso sono simili perchè il momento era pesante per tutti, ma proprio perchè tutto mancava, si ritrovava il bene e la felicità anche nelle piccolissime cose...come un mezzo etto do fichi secchi
    Grazie carissimo
    Ciao
    Bruna

    RispondiElimina